capitalismo apocalisse

?ERché elementi di grafica Andrea Pes comunicazione

sto leggendo il libro di matt mason punk capitalismo: come e perché la pirateria crea innovazione, una riflessione sul nostro sistema economico, politico e imprenditoriale e di come tutto questo possa essere sbloccato dalla pirateria, unica opportunità per il sistema e nuovo modello di business.

partendo dal libro e pensando al marketing e alla pubblicità volevo fare alcune considerazioni casuali a voce alta: viviamo in un mondo dove la pubblicità si è fatta molto più aggressiva e ci bombarda di continuo per accaparrarsi la nostra attenzione; ma anche noi ci siamo evoluti, abbiamo imparato ad evitare tutto questo con l’indifferenza.
possiamo ascoltare la radio e accendere e spegnere la nostra attenzione a seconda di quel che ci interessa o meno e così per tv, internet, manifesto pubblicitario su muro o volantino sul parabrezza.

la pubblicità ci ha reso ciechi e sordi: è una questione di sopravvivenza della specie (e di sanità mentale).

e cosa potrà mai allora salvare il marketing da un’orrenda fine?

#creatività
che è sempre stata alla base della pubblicità per poi perdersi nello squallore di urla sensa senso.

#fiducia
dietro ogni messaggio pubblicitario siamo abituati a leggerci la fregatura perché è sempre andata così: bisogna promettere quello che si può obiettivamente concedere e non quello che vorreste, per farvi più belli.

#qualità
una volta le pubblicità erano delle vere e proprie opere d’arte: oggi se va bene si rubano delle immagini da internet e si scrive sotto sconti del 50%.

#qualità2
siate certi di offrire al mercato servizi/beni di qualità anche a discapito di un prezzo maggiore: è una strategia che alla lunga vince sempre… ma non il contrario!

#originalità
distinguetevi dalla massa ma rimanete voi stessi: è la differenziazione che salverà il mondo, di questo ne sono assolutamente certo.

#passione
è la differenza tra un lavoro qualunque e la genialata assoluta. e poi è contagiosa!

#condivisione
se c’è una cosa che ho imparato dal libro è che, statistiche alla mano, i diritti d’autore non servono più: limitano lo sviluppo e la creatività conducendo inevitabilmente ad un binario morto. le creative commons ad esempio, permettono invece ad altri di remixare la tua idea, migliorarla oppure diversificarla, garantendo l’imprevedibilità di un risultato certo (e garantendo comunque la paternità dell’opera).

abbiamo bisogno di uscire fuori dagli schemi, leggere con gli occhi di chi vive al mondo oggi e di ritornare all’empatia e alla passione nel lavoro: quel che serve è prendere la crisi e trasformarla in un modello di business cambiando la mentalità di ognuno di noi.

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