si usano le virgolette italiane («…»):
- nelle citazioni nel testo (brani o parole di qualsiasi lingua o dialetto che abbiano valore di citazione);
- nei titoli di giornali, riviste, collezioni, enciclopedie, raccolte, album, ecc.
- nei saggi di altre opere che facciano parte di un testo il cui titolo è già citato in corsivo;
- nei nomi da distinguere (ma solo se strettamente necessario);
- nei termini tecnici (a seconda della trattazione dell’opera) di qualsiasi lingua.
se nella citazione ne ricorre un’altra, questa sarà contrassegnata da virgolette inglesi (“…”):
«A Renzo intanto gli vennero in mente que’ pani che aveva trovati vicino alla croce, nell’altra sua entrata in Milano, e pensava: “ecco: è una restituzione”.»
nelle citazioni tra virgolette la punteggiatura sarà posta dentro le virgolette quando la citazione inizia con la maiuscola.
la punteggiatura si pone invece dopo le virgolette quando, nel periodo già avviato, la citazione ha inizio con la maiuscola oppure quando i brani citati sono sintatticamente fusi nel discorso.
scrive il Manzoni nei Promessi sposi:
«La moltitudine attribuiva un tale effetto alla scarsezza e alla debolezza de’ rimedi, e ne sollecitava ad alte grida de’ più generosi e decisivi. E per sua sventura, trovò l’uomo secondo il suo cuore.» Ferrer, il gran cancelliere, che in assenza del governatore «faceva le sue veci in Milano».
queste regole valgono anche per le parentesi.
tieni inoltre presente che nelle citazioni tra virgolette, dopo un’interruzione si riapre con le virgolette e mai con il trattino.
«Gli anni della fanciullezza» scrive il Leopardi nei Pensieri, «sono, nella memoria di ciascheduno, quasi i tempi favolosi della sua vita; nella memoria delle nazioni, i tempi favolosi sono quelli della fanciullezza delle medesime.»